Il rientro mi fa anche riflettere su quanto sia stato fortunato, si ho detto fortunato, perché nonostante gli sherpa, nonostante l'ossigeno, nessuno di coloro che intraprende questo viaggio può essere certo del suo rientro. In questi mesi di spedizione ho visto morire diverse volte... non puoi restare indifferente. Un cittadino nepalese (che sarebbe stato, con i suoi 85 anni, l'uomo più anziano al mondo), è morto al campo base. Ueli Steck, super-campione svizzero, muore in allenamento sul Nuptse. Il giorno che io son stato in vetta, ci sono stati tre morti ed un disperso (ritrovato poi cadavere l'indomani) un americano, uno slovacco, un australiano, tutti tra i 50 ed i 54 anni. Invece il quarto scalatore era un indiano di 27 anni il cui sherpa è stato ritrovato in grave stato di ipotermia e privo di sensi vicina al campo 4. Ciò che intendo dire è che la salita di un 8000, non è mai scontata e priva di rischi. Nessuno è in grado di sapere come reagirà il proprio corpo a situazioni così estreme. Ognuno dei succitati era convinto di essere in grado di sopportare quelle condizioni. Ho molto rispetto per chi mette a repentaglio la propria vita, il bene più prezioso, per le proprie convinzioni, i propri sogni, le proprie idee, il resto sono chicchere da bar. Angelo